Ancora concepita come unione di canto e parlato – con l’aggiunta di Sprechgesang, forma intermedia di recitazione ritmica e appena intonata – Arlecchino, “capriccio teatrale in un atto” approfondisce, in chiave decisamente novecentesca, la sperimentazione teatrale di Busoni, pur guardando con nostalgia al mondo delle maschere italiane, della Commedia dell’arte, del teatro musicale settecentesco. Dietro apparente disimpegno e leggerezza, quest’opera nata negli anni delle Grande Guerra, contiene anche squarci dolenti e oscuri, riflessioni profonde, seppure solo accennate, sulla natura umana.