L’Occidente d’oro. Puccini e il Nuovo Mondo

In occasione del centenario della prima esecuzione newyorkese de La Fanciulla del West di Giacomo Puccini (l’opera vi debuttò al Metropolitan Opera House il 10 dicembre 1910), curai un ciclo in tre puntate, in collaborazione con ICAMus (The International Center for American Music), proponendo un percorso di rilettura attraverso uno sguardo insolito: la definizione degli elementi americani nella partitura, riconsiderando in modo documentato e inedito la questione delle dipendenze e delle influenze di Puccini dalle tradizioni musicali americane, e contraddicendo luoghi comuni lungamente tramandati.

Oggi, in clima di centenario pucciniano e alla luce dei nuovi studi sul compositore, la ricerca e la riflessione innovativa di allora viene confermata e potenziata, anche nel contesto dell’acquisizione di ICAMus al pratese Palazzo della Musica, dove i contenuti relativi alla statura internazionale di Puccini e della sua opera “americana” proprio a Prato sono rappresentati e approfonditi.

La Fanciulla del West, nonostante il favorevole debutto, non ha mai goduto della fortuna “popolare” degli altri titoli pucciniani, anche se, con il passare del tempo, è andata ad occupare in misura crescente il posto che merita, grazie anche all’esecuzione proposta nel 1954 al XVII Festival del Maggio Musicale Fiorentino, diretta da Dimitri Mitropoulos, che contribuì grandemente a rivelare l’autentico valore della partitura e che sarà oggetto del nostro ascolto.

L’opera si basa sul dramma dello scrittore, regista e impresario teatrale statunitense David Belasco (1853-1931) The Girl of the Golden West e segna l’entrata del Far West e dei cercatori d’oro nella letteratura lirica. La scelta del soggetto inedito già apriva nuovi scenari operistici; ma a rendere “difficile” il lavoro fu soprattutto il rinnovamento linguistico voluto dal compositore, che trascende in quest’opera la classica “cantabilità italiana”; basti pensare che sono del tutto escluse le tradizionali arie e romanze, fatta eccezione per una breve aria di un paio di minuti, in extremis, e proprio per questo sorprendente e strategico colpo di scena compositivo, affidata al tenore: «Ch’ella mi creda».

Uno degli aspetti di interesse, a tutt’oggi meno investigati, della Fanciulla è il rapporto tra Puccini e il mondo americano, avvenuto anzitutto attraverso il soggetto, come abbiamo detto, ma anche attraverso il contatto con la folk music e la popular music statunitense. Gli elementi “esotici”, decine di episodi che compongono la partitura, sono direttamente influenzati e ispirati dalle tradizioni musicali americane e la loro individuazione, dietro la sofisticata, personale e modernissima elaborazione pucciniana, ci consente di ridare a La Fanciulla del West quella coesione musicale e drammaturgica negata o comunque sottovalutata dalla critica.

Proponiamo dunque un riascolto dell’opera attraverso uno sguardo insolito, comparando l’edizione fiorentina della Fanciulla del 1954, che rimane ancora oggi un punto di riferimento nel panorama esecutivo, con documenti sonori americani, soprattutto d’epoca, eseguiti su strumenti originali o in prima esecuzione moderna, dai quali Puccini trasse ispirazione e che meritano di essere riconosciuti come un arricchimento importante per l’interpretazione di quest’opera.

Barbara Boganini

a cura di Barbara Boganini,

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Puntate

Proponiamo un “riascolto” de La fanciulla del West attraverso un percorso comparato con documenti sonori americani di epoche pertinenti all’opera e cioè: l’epoca dell’azione rappresentata nella Fanciulla (metà del XIX secolo); l’epoca del dramma di Belasco e dell’opera pucciniana (ultimo decennio del XIX secolo e primo decennio del XX secolo). Tale ascolto è mirato a restituire, anche a questa partitura, quell’accento “internazionale” che la critica avvertita avrebbe poi riscoperto in gran parte della musica del compositore lucchese in anni più recenti.


Procediamo nell’indagine su La fanciulla del West dalla prospettiva dell’americanistica musicale, svelando la partitura attraverso il caleidoscopio di esotismi che la compongono e come Puccini sia strato influenzato dalla musica popolare americana e persino ispirato dal patrimonio musicale dei Native Americans, seppure si tratti di quello filtrato dallo sguardo tardo-romantico della nascente etnomusicologia dell’epoca sulla folk music statunitense.


La storica edizione fiorentina de La fanciulla del West, data al XVII Festival del Maggio Musicale Fiorentino nel 1954, diretta da Dimitri Mitropoulos con un cast d’eccezione, è a tutt’oggi un punto di riferimento nel panorama esecutivo. All’epoca, quell’”incontro” tra il direttore greco-americano e la Fanciulla, rivelò al pubblico tutti gli “esotismi” dell’opera pucciniana rendendoli elementi funzionali alla partitura e ridando ad essa quella coesione musicale e drammaturgica sottovalutata dalla critica.
Ne ascoltiamo l’Introduzione e l’Atto I.


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