Il compositore e pensatore statunitense Charles E. Ives (1874-1954) si staglia nel panorama musicale statunitense e internazionale tra fine Ottocento e inizio Novecento per il carattere sperimentale della sua vasta produzione: fu precursore nell’impiego sistematico di tecniche innovative come politonalità, poliritmia, aleatorietà, quarti di tono, clusters, strumentazione insolita, impiego inusuale degli strumenti, musica utopistica (eseguibile testualmente soltanto nell’immaginazione). Ives scrisse oltre 150 Art Songs, liriche per voce e pianoforte, che esprimono la varietà e ricchezza della sua arte compositiva, in uno stile che spazia dal Lied tardo-romantico su versi in tedesco a pagine estremamente dissonanti su testi filosofici e contemplazioni metafisiche dello stesso Ives, da melodie influenzate dalla cultura musicale folk, vernacolare e patriotica, a miniature liriche squisitamente diaristiche condotte sul filo della memoria, sempre esprimenti l’ampio spettro delle conoscenze letterarie e delle scelte poetiche del compositore, e la sua straordinaria inventiva e penetrazione nel volgere in musica la parola. A rendere ancor più originali i Songs di Ives, la parte pianistica è solitamente complessa e stratificata con effetti di formidabile profondità, e ha talora un carattere di indipendenza dalla linea del canto.
Nel 1922, Ives pubblicò a proprie spese un’edizione privata che comprendeva 114 suoi Songs scritti a cominciare dal 1887, cui aggiunse una memorabile Postfazione disegnata in un vertiginoso linguaggio tipicamente ivesiano, che combina registro filosofico e satira; a questa raccolta si aggiungono decine di altre liriche sparse. Nel 2003 studiammo per l’esecuzione oggetto del programma radiofonico l’ancora inedita edizione critica dei Songs realizzata dall’illustre musicologo H. Wiley Hitchcock (1923-2007), con il quale trascorsi indimenticabili ore di studio, immensamente grata della sua condivisione in anteprima dei manoscritti preparatori, che confluirono nel volume 129 Songs, da lui curato e successivamente pubblicato nel 2004. Il programma qui proposto è dunque il risultato di un pluriennale lavoro di ricerca. La registrazione audio dell’evento serba fedele e commossa memoria di un progetto allora particolarmente audace, che includeva montaggio di inserti musicali pre-registrati, video di immagini e testi poetici con la mia versione italiana, e light design.
Questa trasmissione ha per ICAMus un significato storico: essa fu nel 2003 il primo programma specialistico dedicato alla musica americana che curammo per una stazione radiofonica; l’Associazione era stata costituita l’anno precedente e la trasmissione testimonia il risultato concertistico del primo progetto di ricerca da noi completato. Anche Rete Toscana Classica era nata da poco e fu volontà del direttore della programmazione Luca Berni avviare programmi di approfondimento creati e condotti da studiosi.
Rivisitare oggi, nel centocinquantesimo anniversario della nascita di questo modernissimo compositore americano, l’esito radiofonico del progetto di oltre vent’anni fa, ci induce ancora a riflettere sulla natura innovativa della sua musica e sulla incessante ricerca condotta da ICAMus per l’interpretazione ivesiana. Successivamente all’inaugurazione del Centro di Documentazione sulla Musica Americana al Palazzo della Musica di Prato (18 maggio 2024), è emozionante, grazie a Rete Toscana Classica, invitare anche il pubblico più giovane all’ascolto di questa ormai storica esecuzione dei Songs di Charles Ives e alla visita delle ricche collezioni di materiali ivesiani accessibili presso il Centro pratese.
Tra le opere di Charles E. Ives (1874-1954), la Sonata per pianoforte n. 2, “Concord, Massachusetts, 1840-1860” costituisce una via d’accesso esemplare alla comprensione di questa complessa personalità artistica. La Sonata, composta negli anni 1916-1919 e privatamente pubblicata dall’autore nel 1920, esprime le idee musicali ivesiane ispirate all’ambiente filosofico e letterario della cittadina di Concord, poco distante da Boston, dagli anni Trenta dell’Ottocento dimora del Trascendentalismo americano, che tanto aveva influenzato la formazione e le scelte di vita del compositore. I quattro movimenti sono rispettivamente intitolati al pensatore e predicatore Ralph Waldo Emerson (1803-1882), al narratore Nathaniel Hawthorne (1804-1864), alla famiglia Alcott, scrittori e riformatori sociali, e al saggista-poeta-naturalista Henry David Thoreau (1817-1862). La “Concord” è una costruzione monumentale, tanto legata retrospettivamente alla tradizione del virtuosismo pianistico, di cui impone il dominio interpretativo, quanto proiettata verso le dissonanze di una contemporaneità ancor oggi provocatoria.
Alla Sonata è strettamente legato per condivisione di materiale musicale e genesi congiunta un gruppo di altre composizioni, soprattutto pianistiche. Inoltre, sul modello dei Saggi di Emerson, Ives scrisse il volume degli Essays before a Sonata, anch’esso privatamente pubblicato nel 1920 in qualità di accompagnamento letterario-filosofico alla prima edizione della “Concord”.
Le due edizioni della “Concord” Sonata realizzate nel corso della vita di Ives (1920 e 1947) rappresentano un caso unico entro una produzione che nel 1954, alla morte del compositore, era ancora in gran parte inedita e testimoniano il significato speciale che questo lavoro ebbe nella carriera ivesiana. La prima esecuzione della fondamentale prima versione della “Concord” Sonata avvenne a Firenze il 7 giugno 2004, in un progetto di ICAMus curato da Aloma Bardi per l’interpretazione pianistica di Gregorio Nardi. In tale occasione, la Sonata venne presentata insieme ad una costellazione di composizioni ivesiane per pianoforte all’epoca quasi tutte manoscritte, che chiariscono il rapporto della “Concord” con precedenti opere ispirate a figure letterarie dell’Ottocento americano.
Le trasmissioni comprendono letture dagli Essays before a Sonata (nella versione italiana di Aloma Bardi, con la voce recitante di Ivano Bini): i “saggi a fronte” vengono qui finalmente congiunti alla prima versione della “Concord”, dalla quale sono inseparabili, in ritorno all’originale disegno ivesiano, che egli non poté mai realizzare.
Nel 2004 ricorreva il cinquantenario della morte di Ives del quale nel 2024 abbiamo celebrato il centocinquantesimo anniversario della nascita. Riproporre a distanza di vent’anni le trasmissioni radiofoniche di Rete Toscana Classica dedicate a Ives offre l’occasione di riflettere su quanto ancora nel passare dei decenni egli continui ad essere contemporaneo, dotato di grandissima carica innovativa e sperimentale; e su quanto ICAMus abbia lavorato per l’approfondimento musicologico e interpretativo di Ives, raccogliendo una collezione di fonti e documenti che non ha confronto al di fuori degli Stati Uniti.
Ricevo dunque con emozione da Rete Toscana Classica l’invito a riproporre queste trasmissioni, che ritengo ancora molto attuali, rendendole disponibili in podcast: ciò darà un’opportunità di ascolto e approfondimento anche agli ascoltatori più giovani, che non mancheranno di restare avvinti dall’originalità potente di Charles Ives entro il più ampio contesto della musica americana.
L’anno 2005 vide tra le manifestazioni fiorentine di ICAMus-The International Center for American Music, da me curate in collaborazione con l’Università di Firenze, la prosecuzione del progetto Solitudini Creative, con la proposta di un nuovo capitolo, dedicato alla musica organistica del compositore e filosofo americano Charles E. Ives (1874-1954), grande figura di riferimento nel panorama statunitense.
Organista di chiesa egli stesso fin dall’adolescenza e autore di musica liturgica, religiosa e spirituale profondamente innovativa, Ives produsse molte composizioni per organo in gran parte andate perdute, talora salvate dall’oblio perché frammentariamente da lui stesso riutilizzate, intessute o citate nella composizione di sue opere concepite negli anni e decenni successivi. Il progetto, realizzato con il compianto organista colombiano-fiorentino Rodrigo Valencia, presentava riscoperte di inediti organistici, soprattutto giovanili, e nasceva dalla collaborazione di ICAMus con gli archivi dei manoscritti ivesiani di Yale University (New Haven, Connecticut, USA) e con la Charles Ives Society.
Tali lavori organistici, pochi superstiti di un’epoca della carriera di Charles Ives le cui creazioni sono quasi del tutto sconosciute, testimoniano l’influenza esercitata su questo compositore, nei suoi anni di formazione, dalla tradizione classica americana ed europea (Ives si era laureato in composizione a Yale University sotto la guida dell’illustre maestro Horatio Parker, organista e autore di una ricca produzione di opere per organo). Ma essi rivelano al tempo stesso un legame sorprendentemente stretto con l’anticonformismo delle culture musicali locali sbocciate tra le comunità religiose del New England attorno alla metà dell’Ottocento, rimaste per Ives meta costante di nostalgica rivisitazione poetica, sorgente inesauribile di ispirazione e una delle forme dell’utopia.
Il concerto introduce tre lavori ivesiani organistici allora manoscritti e uno ricostruito, con due composizioni giovanili successivamente rielaborate dall’autore. Le due opere di speciale rilievo contenute nel programma sono «Adeste Fideles» in an Organ Prelude e Variations on «America».
Il Prelude inserisce il tema dell’inno di chiesa Adeste Fideles, canto natalizio ampiamente noto nella pratica religiosa popolare, entro un tessuto atonale astratto e metafisico, ove esso appare eccezionalmente ingenuo e commovente, cosí creando una rivelazione ultraterrena di ineffabile purezza e luminosità, in uno dei vertici espressivi ivesiani.
Le Variations on «America» associano patriotismo e nostalgia nel tema dell’inno americano, a tecniche imitative e parodistiche di brillante dinamismo nelle cinque variazioni, di grande impegno totale (tastiere e pedaliera) per l’interprete, alternate a Interludi bitonali (tra la seconda e terza variazione e tra la quarta e quinta). Si tratta di una delle opere ivesiane rielaborate e ricomposte nel più ampio arco temporale – gran parte della vita di Ives e la sua intera carriera musicale – con conseguente stratificazione del progresso sperimentale della sua visione compositiva, di cui in queste pagine abbiamo stupefacente esperienza simultanea.
Gran parte del programma concertistico fu presentato da ICAMus nel 2005 in prima esecuzione fuori dagli Stati Uniti e ancor oggi rimane musica raramente eseguita. Tutti i materiali a stampa e d’archivio raccolti ed elaborati per la preparazione di questo progetto sono preservati e accessibili per studio ed esecuzione presso il Centro di Documentazione sulla Musica Americana al Palazzo della Musica di Prato.
01/07/2024
La seconda trasmissione include composizioni pianistiche di Charles E. Ives (1874-1954) legate per condivisione di materiali musicali e ispirazione letteraria alla ivesiana Sonata per pianoforte n. 2, “Concord, Massachusetts, 1840-1860”. Tali opere sono: Four Transcriptions from “Emerson”, con interventi di viola, The Celestial Railroad e Three Improvisations. L’ascolto viene accompagnato da letture dai Memos, scritti autobiografici di Ives (1920) nella versione italiana inedita di Aloma Bardi. Tali pagine documentano l’appassionato spessore filosofico e la natura della sperimentazione musicale ivesiana. Al pianoforte, Gregorio Nardi; con la partecipazione di Giovanni Prosdocimi, viola; voce recitante, Ivano Bini.
Qui le informazioni su questa puntata contenute nell’archivio ICAMus.
08/09/2003
Il programma concertistico, introdotto e commentato da Aloma Bardi, comprende una selezione di 20 Songs di Charles Ives, che rappresentano la straordinaria varietà stilistica del compositore, nell’interpretazione di Gregorio Nardi (pianoforte e direzione musicale del progetto) con il soprano Antonia Brown e il baritono David Maze, nella registrazione dal vivo, Firenze, Teatro della Pergola, 7 maggio 2003.
Qui il programma dettagliato, con tutti i testi poetici originali e nella versione italiana di Aloma Bardi
01/07/2024
La prima trasmissione presenta all’ascolto la prima esecuzione assoluta della I versione (1920) della Sonata per pianoforte n. 2, “Concord, Massachusetts, 1840-1860” di Charles E. Ives (1874-1954), con intervento di flauto, affiancata a letture dagli Essays Before a Sonata di Charles E. Ives (1920) nella versione italiana di Aloma Bardi, pubblicata in: Charles E. Ives, Prima della Sonata a cura di Aloma Bardi, Marsilio Editori, Venezia 1997. Al pianoforte, Gregorio Nardi; l’intervento del flauto è affidato a Luciano Tristaino; voce recitante, Ivano Bini. Ogni lettura è premessa al rispettivo movimento della Sonata.
Qui le informazioni su questa puntata contenute nell’archivio ICAMus.