31/05 - 14.18
William Christie dirige Les Arts Florissants in quattro madrigali di Claudio Monteverdi. L’ascolto che vi proponiamo si apre con Ardo, avvampo dall’VIII Libro dei madrigali e prosegue con tre brani dagli Scherzi musicali: Eri già tutta mia, Quel sguardo sdegnosetto e Zefiro torna, quest’ultimo su testo di Francesco Petrarca.
Ecco i testi.
ARDO AVVAMPO
Ardo, avvampo, mi struggo, accorrete
Amici, vicini all’infiammato loco!
Al ladro accorrete! Al tradimento! Al foco!
Scale, accette, martelli, acqua prendete!
E voi torri sacrate anco tacete?
Su! Bronzi! Su! Ch’io dal gridar son roco,
Dite il periglio altrui non lieve o poco,
E degl’incendi miei pietà chiedete!
Son due belli occhi il ladro, e secco amore
L’incendiario che l’inique faci
Dentre la rocca m’avventò del core!
Ecco i rimedi ornai vani e fallaci,
Mi dice ogn’un, lascia, lascia ch’el core
Per sì beato ardor s’incenerisca, e taci!
ERI GIÀ TUTTA MIA
Eri già tutta mia,
Mia quel’ alma e quel core,
Chi da me ti desvia:
Novo laccio d’amore?
O bellezz’ o valore,
O mirabil constanza,
Ove sei tu?
Eri già tutta mia;
Hor non sei più.
Ah, che mia non sei più.
Sol per me gl’occhi belli
Rivolgevi ridenti,
Per me d’oro i capelli
Si spiegavan a i venti.
O fugaci contenti,
O fermezza d’un core,
Ove sei tu?
Eri già tutta mia;
Hor non sei più.
Ah, che mia non sei più.
Il gioir nel mio viso:
Ah che più non rimiri.
Il mio canto, il mio riso
È converso in martiri.
O dispersi sospiri,
O sparita pietate,
Ove sei tu?
Eri già tutta mia;
Hor non sei più.
Ah, che mia non sei più.
QUEL SGUARDO SDEGNOSETTO
Quel sguardo sdegnosetto
lucente e minaccioso
quel dardo velenoso
vola a ferirmi il petto
bellezze ond’io tutt’ardo
e son da me diviso
piagatemi col sguardo
sanatemi col riso.
Armatevi pupille
d’asprìssimo rigore
versatemi su’l core
un nembi di faville
ma’l labbro non sia tardo
a ravvivarmi ucciso
feriscami quel sguardo
ma sanimi quel riso.
Begl’occhi a l’armi
io vi preparo il seno
gioite di piagarmi
in fin ch’io venga meno
e se da vostri dardi
io resterò conquiso
ferischino quei sguardi
ma sanimi quel riso.
ZEFIRO TORNA, E ‘L BEL TEMPO RIMENA
Zefiro torna, e ‘l bel tempo rimena,
e i fiori e l’erbe, sua dolce famiglia,
e garrir Progne, e pianger Filomena,
e primavera candida e vermiglia.
Ridono i prati, e ‘l del si rasserena;
Giove s’allegra di mirar sua figlia;
l’aria, e l’acqua, e la terra è d’amor piena;
ogni animal d’amar si riconsiglia.
Ma per me, lasso!, tornano i più gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch ‘al ciel se ne portò le chiavi;
e cantar augelletti, e fiorir piagge,
e ‘n belle donne oneste atti e soavi
sono un deserto, e fere aspre e selvagge.