12/06 - 15.40
Oggi pomeriggio vi proponiamo tre Ottetti scritti da Franz Schubert, Felix Mendelssohn e Niels Gade nella prima metà dell’Ottocento.
Schubert scrisse l’Ottetto in fa maggiore per clarinetto, corno, fagotto, due violini, viola, violoncello e contrabbasso D. 803 nel 1824. Articolata nei tempi Adagio, allegro – Andante un poco mosso – Scherzo – Andante – Minuetto – Andante molto, allegro, la partitura nacque su commissione del conte Ferdinand Troyer. Il modello, indicato dal committente, è il Settimino di Beethoven. Identico è l’organico, con la sola aggiunta di un secondo violino, identico il numero dei movimenti e la loro disposizione. Ma tutte schubertiane sono l’invenzione melodica e la temperie malinconica di questo gioiello. L’esecuzione è dell’ensemble Hausmusik.
Composto un anno dopo, l’Ottetto per archi in mi bemolle maggiore op. 20, è uno dei vertici della produzione giovanile di Mendelssohn. Nonostante l’organico, questo brano rivela un respiro sinfonico, confermato dalle parole dell’autore: “Questo Ottetto va suonato da tutti gli strumenti nello stile di un’orchestra sinfonica”. Si articola in quattro tempi: Allegro moderato ma con fuoco – Andante – Scherzo, allegro leggierissimo – Presto. L’esecuzione è ancora una volta dell’ensemble Hausmusik.
Sono invece L’Archibudelli e gli Smithsonian Chamber Players a eseguire l’Ottetto per archi in fa maggiore op. 17 del compositore danese Niels Gade. Seguace di Mendelssohn e di Schumann, Gade si impose come compositore nel 1840 grazie alla vincita di un concorso. Poco apprezzato in patria, nel 1844 si recò a Lipsia, dove trovò sostegno proprio in Mendelssohn. Prima di rientrare Copenaghen nel 1848 iniziò la stesura dell’Ottetto. Concepita come un doppio quartetto d’archi, la partitura evoca atmosfere mendelssohniane. Quattro anche qui i movimenti: Allegro molto e con fuoco; Andantino quasi allegretto; Scherzo: Allegro moderato e tranquillo; Finale: Allegro vivace.