18/06 - 22.21
Peter Serkin suona Arnold Schönberg cimentandosi in apertura con i Cinque pezzi per pianoforte. Nati tra il 1921 e il 1923, i Cinque pezzi per pianoforte sono tra i primi frutti della tecnica seriale. È lo stesso compositore a dichiarare: “Qui arrivai a una tecnica che chiamavo, (per me stesso) ‘comporre con note’, termine molto vago; ma per me significava qualcosa, e precisamente: in contrasto col modo ordinario di usare un tema, io lo usavo già alla maniera di un ‘seguito fondamentale di dodici suoni'”. L’ultimo dei Cinque pezzi – Walzer – impiega per la prima volta una serie dodecafonica come “forma fondamentale”. In questo singolarissimo Walzer, Schoenberg mette in atto la tecnica dei dodici suoni integralmente, cioè ricavando dalla serie tutta la struttura del brano.
A seguire Peter Serkin è solista nel Concerto per pianoforte e orchestra eseguito dalla Chicago Symphony Orchestra diretta Seiji Ozawa. Composto nel 1942, quest’ultimo lavoro pianistico pone un problema di notevole difficoltà, quello di conciliare il metodo dodecafonico con la struttura tradizionale in quattro movimenti. La sopravvivenza di un approccio tematico, con citazioni wagneriane, suscitarono una presa di distanza da parte dell’avanguardia del periodo, che vide questo Concerto come un ritorno a suggestioni tardo romantiche.
In chiusura Peter Serkin interpreta la Fantasia per violino e pianoforte op. 47 con Arnold Steinhardt violino. Qui il protagonista è il violino. Il pianoforte si limita ad accompagnare il monologo del solista. Scritta da Schoenberg nel 1949, la Fantasia si sviluppa secondo il canone dodecafonico con anticipazioni di tecnica aleatoria che tuttavia non compromettono la struttura seriale della composizione.