Gli ottetti di Boccherini, Mendelssohn e Schubert sono i tre pilastri di questo ascolto dedicato al più numeroso ensemble di musica da camera. L’Enciclopedia Treccani definisce l’ottetto “composizione musicale per 8 strumenti solisti, generalmente in più tempi”, aggiungendo anche “complesso musicale formato da 8 solisti”. “Celebri – prosegue la Treccani – sono l’ottetto di Mendelssohn per archi, quello di Schubert per archi e fiati…”.

Certo, quello di Boccherini è meno noto degli altri due, unanimemente considerati due capolavori cameristici. Scritto nel 1787, l’Ottetto (Notturno) in sol maggiore per flauto, corno, fagotto, due violini, viola, due violoncelli op. 38 n. 4 G. 470 si articola in tre tempi: Andantino amoroso – Andante, lentarello – Allegro e con moto. Lo esegue l’Orchestra Pratum Integrum diretta da Pavel Serbin.

Composto nel 1825, l’Ottetto per archi in mi bemolle maggiore op. 20, è uno dei vertici della produzione giovanile di Mendelssohn. Nonostante l’organico rivela un respiro sinfonico, confermato dalle parole dell’autore: “Questo Ottetto va suonato da tutti gli strumenti nello stile di un’orchestra sinfonica”. Articolato nei tempi Allegro moderato ma con fuoco – Andante – Scherzo, allegro leggierissimo – Presto, lo ascoltiamo nell’interpretazione dei Solisti dell’Academy of St. Martin-in-the-Fields.

In chiusura l’Ottetto in fa maggiore per clarinetto, corno, fagotto, quartetto d’archi e contrabbasso D. 803 di Schubert.  I tempi sono Adagio, allegro – Andante un poco mosso – Scherzo – Andante – Minuetto – Andante molto, allegro. Scritto un anno prima di quello di Mendelssohn su commissione del conte Ferdinand Troyer, l’Ottetto si sviluppa seguendo fedelmente il modello indicato dal committente: il Settimino di Beethoven. Identico è l’organico, con la sola aggiunta di un secondo violino, identico il numero dei movimenti e la loro disposizione. Ma tutte schubertiane sono l’invenzione melodica e la temperie malinconica di questo gioiello. L’esecuzione è dell’Ottetto di Vienna.