12/10 - 10.40
Stamani vi proponiamo un ascolto di musica da camera con due quartetti di Ludwig van Beethoven e Béla Bartók eseguiti dal Quartetto Ungherese.
Cominciamo con il Quartetto n. 8 in mi minore Razumovsky op. 59 n. 2 di Ludwig van Beethoven. I tre quartetti dell’op. 59 sono commissionati dal conte Andrej Razumovsky, ambasciatore russo dal 1794 alla corte di Vienna. Generoso mecenate, appassionato di musica e buon violinista, Razumovsky aveva fondato il Quartetto Schuppanzigh, dal nome del primo violino Ignaz Schuppanzigh. A sei anni di distanza dalla pubblicazione dei sei quartetti dell’op. 18, Beethoven torna alla musica da camera. E lo fa sperimentando, sulla base dell’esperienza sinfonica, un concetto di massa sonora in cui il Quartetto è pensato come un unico strumento. La scrittura ricercata si arricchisce di tecniche e spunti inediti delineando una logica consequenziale in cui ogni dettaglio risulta necessario rispetto al processo complessivo. Ne è un esempio straordinario questo secondo Quartetto, diventato un punto di riferimento per la successiva generazione romantica.
A seguire ascoltiamo il Quartetto per archi n. 5 di Béla Bartók. Scritto nel 1934, sei anni dopo aver vinto, con il Terzo Quartetto, il Premio Coolidge di Filadelfia, il Quartetto per archi n. 5 è dedicato a Elizabeth Sprague Coolidge. L’articolazione è in cinque tempi: Allegro, Adagio molto, Scherzo: alla bulgarese, Andante e Finale: Allegro vivace. L’allegro iniziale e quello finale incorniciano due movimenti lenti con al centro lo Scherzo. Dominata da sonorità taglienti, la partitura procede a sbalzi tra frammenti melodici che emergono a tratti da una tessitura scandita da ritmi febbrili.