30/08 - 15.40
Leonard Bernstein dirige la Israel Philharmonic Orchestra. Il primo ascolto è quello della Hatikvah (La Speranza), cioè l’inno nazionale israeliano, con il Tel Aviv Philharmonic Choir e la Kol Yisrael Symphony Orchestra.
È poi la volta del Concerto per violino e orchestra in mi minore, op. 64 di Felix Mendelssohn Bartholdy (1809 – 1847). Ultima scrittura per solista e orchestra del compositore, questo è uno tra i più famosi concerti per violino e orchestra di tutti i tempi. Segnò una vera e propria svolta rispetto all’epoca in cui venne composto, nel 1844, poiché Mendelssohn fece iniziare il concerto dal violino solista, rinunciando alla tradizionale esposizione orchestrale. Inoltre il virtuosismo non è fine a se stesso ma strettamente legato al discorso espressivo, non a caso infatti i tre movimenti sono collegati tra loro: tutti tratti che lo rendono il capostipite del concerto romantico. Lo ascoltiamo con Isaac Stern al violino.
L’ultimo ascolto è quello dalla Sinfonia n. 2 in do minore «Resurrezione» di Gustav Mahler (1860 – 1911), nei movimenti scherzo – urlicht – scherzo – resurrezione. Netania Devrath soprano, Jennie Tourel mezzosoprano insieme alla Kol Yisrael Symphony Orchestra. Scritta fra il 1888 e il 1894, venne eseguita a livello mondiale a Berlino nel 1895. Insieme alla Ottava, la Seconda è stata la sinfonia che ottenne più successo e popolarità durante la vita del compositore. Per l’ultimo movimento, Mahler voleva che intervenissero le voci, cosicché il confronto con la Nona Sinfonia di Beethoven divenisse inevitabile. Ad una cerimonia commemorativa per il direttore d’orchestra Hans von Bülow, nel 1894 ad Amburgo, il compositore ebbe l’ispirazione per il testo, quando il coro intonò il corale Risorgere di Friedrich Gottlieb Klopstock. Ebbe così termine un lavoro durato sette anni.