L’arte di Gidon Kremer

05/06 - 16.40

Oggi pomeriggio vi proponiamo due esempi dell’arte di Gidon Kremer, violinista lettone oggi settantaseienne, tra i più grandi di fine Novecento.

In apertura ascoltiamo il Concerto per violino e orchestra n. 4 in re minore di Niccolò Paganini con i Wiener Philharmoniker diretti da Riccardo Muti. Nel 1828 Paganini è impegnato in una lunga tournée europea che lo costringe ad ampliare il suo repertorio. Così, nel 1830, la partitura è completa, pronta per essere eseguita il 26 aprile a Francoforte. Nel Novecento questo Concerto è stato riproposto solo nel 1957 da Arthur Grumiaux, che ha riunito la parte solistica e quella orchestrale, tramandata separatamente. Pur se ancorati al modello classico, i concerti di Paganini diventano un modello per i giovani romantici, Schumann in testa. Il virtuosismo diventa metafora di una tensione verso il superamento di limiti preesistenti e di affermazione della personalità del singolo.

A seguire Sérénade mélancolique in si bemolle minore op. 26 per violino e orchestra di Piotr Ilijč Čajkovskij con l’Orchestra Filarmonica di Berlino, diretta da Lorin Maazel. Scritta tra il gennaio e il febbraio 1875 ed eseguita a Mosca il 16 gennaio 1876 dal violinista Adolf Brodsky, è animata da un intimo lirismo. Al di là del virtuosismo richiesto al violino, quel che colpisce è il carattere di valse triste di questa breve pagina.

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