25/08 - 15.40
Ascoltiamo due pagine cameristiche di Felix Mendelssohn-Bartholdy: l’Ottetto per archi in mi bemolle maggiore op. 20 e il Quartetto per archi in mi minore op. 44 n. 2.
Composto nel 1825, l’Ottetto per archi in mi bemolle maggiore op. 20, è uno dei vertici della produzione giovanile di Mendelssohn. Nonostante l’organico, questo brano rivela un respiro sinfonico, confermato dalle parole dell’autore: “Questo Ottetto va suonato da tutti gli strumenti nello stile di un’orchestra sinfonica”. Si articola in quattro tempi: Allegro moderato ma con fuoco – Andante – Scherzo, allegro leggierissimo – Presto. Lo ascoltiamo nell’esecuzione del Quartetto Kreuzberger e del Quartetto Eder.
Scritto dodici anni dopo, nel 1837, il Quartetto per archi in mi minore op. 44 n. 2 è un esempio di musica romantica lontano dagli stereotipi dell’artista dannato. In particolare, “l’alata grazia notturna del meraviglioso Scherzo (…) reca impresso il sigillo del Mendelssohn maggiore, quello che assume le fattezze e la levità magica di Ariele”, come sottolinea Giovanni Carli Ballola. Lo ascoltiamo nell’esecuzione del Quartetto Talich.