16/02 - 17.06
Karl Böhm, grande direttore d’orchestra austriaco scomparso nel 1981, dirige i Wiener Philharmoniker in due poemi sinfonici di Richard Strauss.
In apertura ascoltiamo Tod und Verklärung, poema sinfonico op. 24. “Sei anni fa mi venne in mente l’idea di rappresentare musicalmente in un poema sinfonico i momenti che precedono la morte di un uomo, la cui vita fosse stata un continuo tendere ai supremi ideali: un tale uomo è per eccellenza l’artista”. Così Strauss scriveva nel 1894 all’amico Friedrich von Hausegger a proposito di Tod und Verklärung. Il poema sinfonico, composto tra il 1888 e il 1890, evoca l’ultima notte di un malato. Il dormiveglia è interrotto dalla morsa del dolore tra ricordi felici e aspirazioni incompiute. Ma nel ripercorrere gli ideali per cui ha vissuto e combattuto, l’incompiutezza della vita terrena lascia spazio alla percezione di un’eternità in cui tutto trova compimento e riposo.
A seguire troviamo Ein Heldenleben, poema sinfonico per grande orchestra op. 40 con cui Richard Strauss conclude il ciclo dei suoi poemi sinfonici. Scritto nel 1898, è una sorta di autoritratto dell’autore, anche se, in una conversazione con Romain Rolland, Strauss ha dichiarato: “Io non sono un eroe; non ne ho la forza necessaria, non sono fatto per la battaglia, preferisco tenermi in disparte, essere tranquillo, starmene in riposo”. Ma è la partitura stessa a rivelare la natura autobiografica di Ein Heldenleben attraverso le numerose autocitazioni, soprattutto dagli altri poemi sinfonici. Quest’ultimo si presenta articolato in sei sezioni: L’eroe, Gli avversari, La compagna, Il campo di battaglia, Le opere di pace, Ritiro dal mondo e fine dell’eroe.