I Vingt Regards sur l’Enfant Jésus di Messiaen

22/06 - 20.30

Il pianista Bertrand Chamayou esegue integralmente i Vingt Regards sur l’Enfant Jésus scritti da Olivier Messiaen nel 1944. A questa monumentale partitura per pianoforte solo Chamayou affianca gli omaggi resi al compositore e ornitologo francese da altri compositori. In apertura troviamo Live Ear Emission! di Anthony Cheung e a seguire Rain Tree Sketch II di Tōru Takemitsu. Sarà poi la volta di Cloches d’adieu, et un sourire… di Tristan Murail e di … Humble regard sur Olivier Messiaen… di György Kurtág. In chiusura Tombeau de Messiaen for piano and digital audio tape di Jonathan Harvey.

Dei suoi Vingt Regards sur l’Enfant Jésus Messiaen ha scritto:

“Contemplazione del Bambino Gesù nella mangiatoia e degli sguardi che si posano su di lui: dallo sguardo indicibile di Dio padre fino allo sguardo multiplo della Chiesa d’amore, passando attraverso lo sguardo di inaudita pienezza dello Spirito della gioia, quello così tenero della Vergine, poi degli Angeli, dei Magi e delle creature immateriali o simboliche (il Tempo, le Altitudini, il Silenzio, la Stella, la Croce). Da un punto di vista strettamente musicale, i venti pezzi sono legati insieme da tre temi ciclici; il primo di essi è il «tema di Dio»; il secondo, il «tema della Stella e della Croce», unite insieme perché una apre e l’altra chiude la vita terrena del Cristo, e il terzo un «tema di accordi» circolante da un pezzo all’altro, volta a volta frammentato o coagulato secondo il metodo degli alchimisti.

Le fonti alle quali ho tratto ispirazione sono stati: i canti di uccelli, gli scampanìi, le spirali, le stalattiti, le galassie, i fotoni, e i testi di San Tommaso, San Giovanni della Croce, Santa Teresa di Lisieux, i Vangeli, Missel, Dom Columba Marmion (« Cristo e i suoi misteri») e Maurice Toesca («I dodici sguardi»); questi due ultimi autori hanno parlato di «sguardi» di pastori, di angeli, della Vergine, del Padre Celeste: io ho ripreso la stessa idea trattandola in un modo un po’ differente e aggiungendo sedici nuovi «sguardi».

Più che in tutte le mie opere precedenti, ho cercato qui un linguaggio d’amore mistico, potente, tenero, talora brutale, in disposizioni multicolori.”

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