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Il pianista e compositore austriaco Friedrich Gulda interpreta due sonate di Ludwig van Beethoven in una registrazione del 1968. Venuto a mancare nel 2000, Gulda è noto per l’eclettismo e l’iconoclastia che ne hanno segnato la carriera. Celebre soprattutto per le sue esecuzioni beethoveniane, Gulda ha coltivato un grande interesse anche per il jazz e, dagli anni cinquanta in poi, ha scritto diversi brani.
Lo ascoltiamo in apertura nella Sonata in la bemolle maggiore op. 26 nei tempi: Andante con variazioni – Scherzo, allegro molto – Marcia funebre sulla morte d’un eroe – Allegro. Si tratta di una pagina che rivela una profonda crisi nella concezione della forma sonata, che da allora in poi Beethoven cercherà ogni volta di ridefinire.
A seguire la Sonata in fa diesis maggiore op. 78 nei tempi: Adagio cantabile – Allegro vivace. Questa pagina, piuttosto singolare, segna nel 1809 il ritorno del pianoforte al centro del lavoro creativo di Beethoven a distanza di tre anni dalle ultime opere per tastiera.