21/10 - 14.22
Friedrich Gulda interpreta le tre sonate op. 10 di Ludwig van Beethoven. Il pianista austriaco, noto per l’eclettismo e l’iconoclastia che ne hanno segnato la carriera, a ventiquattro anni eseguì per la prima volta in pubblico il ciclo completo delle Sonate di Beethoven. Composte nel 1797, un anno prima della Patetica, le tre sonate op. 10 furono pubblicate l’anno dopo da Eder a Vienna.
La Sonata in do minore op. 10 n. 1 adotta la stessa tonalità della Sonata K. 457 di Mozart, ma è proprio con questa sonata che Beethoven comincia a prendere le distanze dallo schema classico. Un passato a cui il genio di Bonn sembra guardare con ironia nella Sonata in fa maggiore op. 10 n. 2. In assenza di contrasti, qui domina una coerenza stilisticamente antiquata, sottolineata da una scrittura quasi clavicembalistica. La Sonata in re maggiore op. 10 n. 3 si differenzia dalle prime due per il respiro più ampio, scandito da quattro movimenti.
Tacciate di “originalità eccessiva” dalla critica dell’epoca, le tre sonate op. 10 si impongono al nostro ascolto proprio per l’emergere di uno stile personalissimo. Come scriveva Roman Vlad, “le frequenti rotture degli schemi formali, l’uso spregiudicato delle dissonanze, le elissi discorsive, la sorprendente libertà delle modulazioni o meglio, i frequenti spostamenti dei piani tonali senza la consueta mediazione dei meccanismi modulatori, gli spostamenti metrici e le asimmetrie ritmiche: tutto ciò che lasciava perplessi i critici e gli ascoltatori di allora ci appare oggi necessario e naturale perché di ogni elemento intuiamo la necessità espressiva che ne riscatta la novità”.