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Seguiamo Eugene Ormandy in tournée in Russia – allora Unione Sovietica – nel 1958 con la Philadelphia Orchestra grazie a un disco della serie Great Artists in Moscow Conservatoire.
In apertura ascoltiamo il Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 in sol maggiore, op. 55 di Sergej Prokof’ev con Sviatoslav Richter al pianoforte. Composto nel 1932, l’ultimo concerto per pianoforte e orchestra di Prokof’ev nacque con l’intento “di creare una tecnica che fosse diversa da quella dei miei precedenti concerti”. Le novità riguardano il maggior equilibrio tra il pianoforte e l’orchestra e l’inedito sobrietà della scrittura pianistica rispetto ai concerti precedenti. Nuova è anche la struttura del concerto in cinque movimenti.
A seguire la Sinfonia n. 5 in re minore, op. 47 di Dimitri Šostakovič. Scritta per il ventesimo anniversario della Rivoluzione, porta come sottotitolo “Risposta pratica di un compositore a una giusta critica”. Šostakovič la compone nel 1937 per riparare alle accuse di formalismo che il regime sovietico gli ha mosso. In una testimonianza raccolta da Solomon Volkov, il compositore ne parla così: “Ritengo sia chiaro a tutti quel che accade nella Quinta. Il giubilo è forzato, è frutto di costrizione, esattamente come nel Boris Godunov. È come se qualcuno ti picchiasse con un bastone e intanto ti ripetesse: “Il tuo dovere è di giubilare, il tuo dovere è di giubilare”.