Questo pomeriggio vi proponiamo due Quintetti di Johannes Brahms nell’interpretazione del Quartetto Amadeus.

In apertura ascoltiamo il Quintetto per archi in sol maggiore op.111 nei tempi Allegro non troppo ma con brio – Adagio – Un poco allegretto – Vivace ma non troppo presto. Alla seconda viola c’è Cecil Aronowitz.
Da sempre incline a scrivere a coppie, nel 1890 Brahms scrive questo secondo quintetto per questo organico. Il primo, l’op.88 risale a otto anni prima. Probabilmente sollecitato dal violinista Joseph Joachim, il compositore utilizzò materiale appuntato nel corso del viaggio nel nord-Italia dell’anno precedente in vista di una mai realizzata quinta sinfonia. Considerato da Brahms il proprio addio alla musica, questo capolavoro brilla per l’intensità e la capacità di sintesi.

A seguire il Quintetto con pianoforte in fa minore op. 34 dalla genesi lunga e tormentata. La prima versione con due violoncelli è del 1862. Due anni dopo Brahms ne scrive una seconda versione per due pianoforti pubblicata come Sonata op. 34b. Infine nel 1865 completa la versione definitiva in cui intreccia archi e pianoforte. Il direttore d’orchestra Hermann Levi scrisse a Brahms: “Il Quintetto è bello oltre ogni dire. Chi non l’avesse ascoltato nelle sue vesti iniziali di Quintetto per archi e di Sonata per due pianoforti non potrebbe supporre che non sia stato originalmente pensato e realizzato per l’attuale combinazione di strumenti… D’un lavoro monotono per due pianoforti voi avete fatto un’opera di grande bellezza, un capolavoro della musica da camera”. Lo ascoltiamo con Christoph Eschenbach al pianoforte.