29/05 - 13.07
Claudio Abbado dirige i Berliner Philharmoniker in due Concerti – per pianoforte e per violino – di Piotr Ilijč Čajkovskij.
La solista per il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore, op. 23 è Martha Argerich. Scritto tra il 1874 e il 1875 e giudicato ineseguibile da Rubinstein, questo concerto presenta anche nella stesura definitiva notevoli difficoltà tecniche. “I rapporti del pianoforte e dell’orchestra – scriveva Ciajkovskij a Nadezda von Meck – sono del tutto diversi. Qui i colori dell’uno non si saprebbero mescolare con quelli dell’altra perché i suoni percussivi del pianoforte suonano sempre indipendentemente da ogni altra combinazione sonora. Tuttavia, il conflitto scoppia fra due avversari di forze uguali perché alla potenza dell’orchestra e alla sua infinita varietà di colori tiene testa questo avversario minuscolo, inverosimile ma risoluto, il quale riuscirà vittorioso se il pianista è dotato”.
Maxim Vengerov è invece il solista del Concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 35. Čajkovskij scrisse il suo unico concerto per violino in tre movimenti (Allegro moderato – Canzonetta: andante – Finale: allegro vivacissimo) nel 1878, alla fine di un periodo in cui, nell’arco di tre anni, aveva composto il Concerto per pianoforte in si bemolle minore, il balletto Il lago dei cigni, la Quarta Sinfonia e l’opera Evgenij Onegin. Il Concerto per violino e orchestra fu l’ultima composizione di rilievo prima di una lunga crisi creativa. Alla prima esecuzione a Vienna nel 1881 la critica non gradì l’allontanamento di Čajkovskij dagli schemi formali canonici. In effetti questa pagina presenta una struttura tanto libera da far parlare di sperimentalismo. A questo si aggiunga la debordante fantasia melodica – in seguito apprezzata da Stravinskij – di chiara matrice slava.