07/12 - 18.40
L’ultima parte del ciclo Beethoven 250 prosegue con l’analisi condotta da Marco Mangani su due composizioni per fiati: il Trio “Gassenhauer” e sul Quintetto op. 16. Per gli strumenti a fiato, la scrittura mozartiana era un modello imprescindibile. Nell’ambito della musica da camera con pianoforte, Mozart aveva toccato un vertice con un Quintetto composto nel 1784, subito da lui stesso eseguito in pubblico al Burgtheater. Per il suo Quintetto op. 16, Beethoven si confrontò direttamente con quel modello, ottenendo una cifra personale, in particolare, nel bellissimo Andante cantabile. Del tutto alieno da modelli mozartiani è invece il Trio op. 11: Beethoven seppe dedicare una pagina memorabile al clarinetto partendo dalla sua prima esperienza importante, incentrata proprio sul genere del trio con pianoforte.