Data: 15/03/2025
Fino a 20/03/2025
Direttore: Diego Ceretta
Orchestra: Orchestra della Toscana
Musica: Schumann, Prokof'ev, Schönberg
Solista: Federico Colli, pianoforte
Terzo appuntamento di questa stagione con Diego Ceretta (nella foto) che dirige l’Orchestra della Toscana in un programma che unisce il romanticismo tedesco e il Novecento. Appuntamenti sabato 15 marzo alle 21 alla Città del Teatro a Cascina, lunedì 17 marzo alle 21 al Teatro Metropolitan di Piombino, martedì 18 marzo alle 20.45 al Teatro degli Impavidi di Sarzana, mercoledì 19 marzo alle 21 al Teatro Verdi di Firenze e giovedì 20 marzo alle 21 al Teatro Garibaldi di Figline.
Al centro del programma il celebre Concerto per pianoforte di Robert Schumann, uno dei capolavori più iconici del periodo. Schumann lo descriveva come “un qualcosa a metà tra sinfonia, concerto e grande sonata”, cercando di unire il pianoforte e l’orchestra in un linguaggio nuovo, dove il solista fosse integrato con gli altri strumenti, rifiutando il virtuosismo tradizionale. Il compositore impiegò cinque anni per completarlo, dal 1841 al 1845. Inizialmente concepito come una Fantasia in un solo movimento, fu poi arricchito con altri due movimenti, su consiglio della moglie Clara Wieck, virtuosa del pianoforte e prima interprete dell’opera. Il concerto si sviluppa tra slanci passionali e momenti introspettivi, in un alternarsi di emozioni che Schumann personificava nei suoi alter ego musicali, Florestano ed Eusebio. A eseguire la parte solista sarà Federico Colli, pianista noto per la sua lettura personale e il suo approccio filosofico alla musica.
Nella seconda parte del programma, due opere evocano il Novecento.
La Sinfonia Classica di Sergej Prokof’ev, scritta nel 1917, guarda alla Vienna di Haydn e Mozart ma con una scrittura moderna e dissonante. La composizione è il risultato di un incontro tra tradizione e innovazione in un periodo storico segnato dalla Rivoluzione d’ottobre.
Chiude il concerto la Kammersymphonie n. 2 di Arnold Schönberg, pioniere della dodecafonia. Completata negli Stati Uniti nel 1939, l’opera segna il passaggio dal linguaggio tonale all’atonalità.
Foto di Marco Borrelli.