Data: 13/10/2023
Ora: 20:00
Città: Firenze
Luogo: Teatro del Maggio - Sala Mehta
Fino a 14/10/2023
Direttore: Daniele Gatti
Orchestra: Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Musica: Beethoven, Nicholson Ireland, Honegger
Solista: Pietro De Maria, pianoforte
Il Ciclo Beethoven-Honegger e l’Europa prosegue nella Sala Mehta del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il 13 e 14 ottobre alle ore 20. Il programma del Ciclo, che include tutte le cinque sinfonie di Arthur Honegger – mai eseguite integralmente in Italia – prevede inoltre per ogni spettacolo l’esecuzione di uno dei cinque concerti per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven e le composizioni di alcuni fra i più importanti autori del ventesimo secolo.
In questa terza tappa Daniele Gatti dirige l’Orchestra del Maggio nel Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58 per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven. Solista al pianoforte Pietro De Maria. A seguire il Concertino pastorale per archi di John Nicholson Ireland. In chiusura la Sinfonia n. 3, conosciuta come Symphonie Liturgique, di Arthur Honegger.
Composto fra il 1805 e il 1806 nel periodo in cui prendeva forma anche la Quinta sinfonia, il Concerto n. 4 in sol maggiore fu l’ultimo in cui Beethoven si esibì come solista al pianoforte. La prima esecuzione avvenne in forma privata nel marzo 1807 a palazzo Lobkowitz e quindi in pubblico il 22 dicembre 1808 al teatro An der Wien.
Pagina di rarissima esecuzione – mai eseguita al Maggio – il Concertino pastorale per archi di John Nicholson Ireland nacque su commissione di Boyd Neel – un ufficiale di marina, di cui il compositore era molto amico, divenuto poi medico e infine direttore d’orchestra – per la sua allora famosissima orchestra d’archi. La prima esecuzione, diretta proprio da Boyd Neel con la sua orchestra, ebbe luogo nel giugno del 1939 al Festival di Canterbury.
La Sinfonia n. 3 H. 186 di Arthur Honegger è nota come Symphonie Liturgique perché ognuno dei tre movimenti che la compongono porta il nome di un testo liturgico: Dies irae – De profundis clamavi – Dona nobis pacem. Composta alla fine della Seconda guerra mondiale, rappresenta – come ha scritto l’Autore – “la reazione dell’uomo all’ondata di barbarie, stupidità e sofferenza che ci assedia da alcuni anni. Ho descritto in musica il conflitto interiore dell’animo umano; se vogliamo, questo lavoro è un dramma messo in scena da tre ‘personaggi’: l’infelicità, la gioia e l’essere umano”.
Foto di Marco Borggreve.