Rendere ancora una volta omaggio all’arte di Mario Castelnuovo Tedesco val bene un’eccezione al focus di questo ciclo che, come è noto, si concentra sulle composizioni pianistiche. Il compositore fiorentino sta ancora aspettando la consacrazione nell’Olimpo dei grandi che gli fu negata dalle sue vicende storico-biografiche. Un mancato riconoscimento a cui hanno contribuito le leggi razziali fasciste e il combinato postbellico fra assolutismo dominante del pensiero compositivo delle avanguardie – a cui Castelnuovo Tedesco non apparteneva – e pigrizia nella programmazione da parte degli enti di produzione. Dunque ogni contributo che aiuti ad aumentare la conoscenza del suo sterminato catalogo è positivo. Anche se, come in questo caso, si rivolge al repertorio chitarristico, che ha quasi occultato, nella percezione più diffusa, le altre parti della sua produzione.
Ascolteremo infatti ampi estratti da Les guitares bien tempérées: 24 Préludes et Fugues pour 2 guitares. Un titolo scherzoso e ambizioso nello stesso tempo, che richiama esplicitamente il modello bachiano. Un modello che si riflette direttamente anche sulla struttura della raccolta: 24 Preludi e Fughe in tutte le tonalità maggiori e minori.
Stimolato dalla conoscenza e dall’ammirazione del duo chitarristico Presti-Lagoya, nel 1962 il compositore lavorò con la sua solita e incredibile velocità. In meno di tre mesi portò a compimento questo ciclo in cui poté sciorinare tutta la sua verve creativa. Senza dimenticare la sua sapienza tecnica, soprattutto nel contrappunto, e la sua inesauribile fantasia nel rigenerare antichi modelli linguistici e lessicali in chiave contemporanea. Intendendo con questo aggettivo tutta la realtà che lo circondava negli Stati Uniti dove viveva, compresi i songs dei musical teatrali o cinematografici.